Pina Ziani, l’anima del Comitato

Pina Ziani

Pina, l’anima e la mamma del Comitato

In occasione  del  pranzo sociale del Comitato il  23 Novembre 2014  Maria Teresa Battistini ha ricordato quella “Maestra di gratuità”  che è la nostra Pina

Mi ha spinto ad essere qui la motivazione di fondo di questo pranzo sociale : imparare la gratuità, conoscerci meglio, guardarci negli occhi, ascoltarci senza fretta. Ricordate (penso ai più anziani ) in passato, nelle assemblee del giovedì quando non c’erano missionari da ascoltare chiedevamo ai soci di raccontarci a turno le loro esperienze di volontariato, di gratuità fuori dal comitato e per me fu sorprendente e incoraggiante conoscere la generosità di tanti soci in esperienze diverse, soprattutto di contatto personale con persone ferite, malate, emarginate.

Quando non si fecero più questi nostri incontri, io ogni volta che ne ho avuto l’occasione ho cercato di incontrare e fare domande almeno a qualcuno dei soci …e così ho scoperto la silenziosa generosità di Sergio Adinolfi nell’Avo, un non credente, una grande sensibilità, e per caso ho incontrato all’Irst di Meldola Renzo che fa servizio con la navetta ai malati di tumore , e Edo mi ha detto del suo impegno nell’Avis e Davide del bambino in affido e Roberto Grillanda dei suoi viaggi a Medjiugorie e anche della sua fede. Ho imparato da tutti qualcosa …noi siamo quello che gli altri ci hanno fatto diventare se siamo stati pronti ad ascoltarli.

Sono qui per ascoltare insieme alcune esperienze dei soci e poiché mi si dice di introdurre ho pensato di ricordare Pina, che sino ad oggi che ha 90 anni e anche oggi nonostante gli spaesamenti gli sconfinamenti della sua mente fuori dalla realtà, resta una indimenticabile maestra di gratuità .

Posso e desidero parlare di lei, perchè dobbiamo fare sempre memoria che nella vita del comitato Pina è inscindibilmente legata fin dalle origini con la sua presenza viva, attenta, creativa, un vulcano di iniziative Come dice spesso Vanni “Senza Pina noi non saremmo oggi qui con questi due enormi capannoni e una marea di volontari e aggiungo io non sarebbero neppure sorti a Cesena, Faenza, Forlimpopoli e altrove dalla Romagna , tanti gruppi missionari: non avremmo incontrato grazie a lei e ai suoi viaggi tante realtà di missione, che lei ha visitato di persona, in Africa, India, America Latina. Vanni dice : Noi ancora oggi viviamo di rendita su quello che lei ci ha permesso di capire e esperimentare delle realtà del mondo della fame . Non solo ma tanti di noi sono arrivati qui, stimolati dal suo esempio di servizio perseverante, silenzioso, discreto. Nei primi anni del comitato (io ancora non c’ero se non saltuariamente) ma so che le domeniche e i giorni di festa o le sere dei giorni feriali smistava medicine (aveva inventato lei la raccolta di medicinali negli ambulatori dei medici ) l’aiutava Marina Bezzi, non credente, affascinata dalla dedizione di vita e dalla accoglienza di Pina che chiamava ‘la mia maestra’ , c’era Silvana Endrizzi e la Marna e Ottavia, più tardi Vanni , di sera aggregava gruppi di giovani dalle varie parrocchie per il lavoro di smistamento (c’era anche Michele ancora bambino e più tardi col servizio civile a 21 anni e 30 anni dopo è entrato socio del comitato

Pina partì insegnante a Mogadiscio in Somalia ( dal 1964 al 1968). Quando lei tornò io mi preparavo a partire per il Kenya e non feci in tempo a conoscerla bene

Fu invece laggiù in Kenya che cominciai a ‘conoscerla’, prima di tutto attraverso i ricordi, i racconti di Annalena : loro due si erano frequentate assiduamente nei primi anni sessanta quando Annalena studiava legge e ancora non sapeva che orientamento avrebbe dato alla sua vita. L’incontro con Pina fece dire ad Annalena ” Pina!finalmente l’incarnazione della mia agonia di servire, di essere per gli ultimi!” Circa venti anni di differenza di età, molto diverse per carattere, per temperamento, scoprirono una tale affinità nel voler entrambi ‘essere per gli altri’ che Annalena cominciò a chiamarla ‘la mia seconda anima’ . Quando dieci anni dopo Annalena cominciò a dire anche di me la ‘mia seconda anima’ fu costretta ad aggiungere che non ci poteva fare niente , perchè sentiva che aveva proprio due ‘seconde anime’ ed io mi rallegrai infinitamente e sono tuttora orgogliosa per il privilegio di essere stata posta in un certo senso sullo stesso piano di una donna stra-ordinaria- una esempio luminoso e silenziosissimo di carità evangelica, quale è Pina. Dicono gli amici che Annalena seguiva come un ‘cagnolino’ e affiancava con entusiasmo le infinite iniziative che Pina sapeva inventare, per sensibilizzare gli studenti delle scuole, dei circoli politici ,delle parrocchie sui problemi ancora sconosciuti del sottosviluppo del Terzo Mondo

Ecco, dicevo che ho cominciato a conoscere Pina attraverso le lettere, e i pacchi che ci spediva regolarmente a a Wajir in quel deserto del nord-est del Kenya dove avevamo deciso di spendere la vita. I pacchi di Pina: una festa di Natale ogni volta: medicine , vestiti, alimenti per i poveri, e poi piccoli, preziosi doni che la sua amicizia intelligente, sapeva inventare e destinare mirati a ciascuna di noi . “L’amore -dice Annalena -è una questione di immaginazione” : Mescolati fra medicine e indumenti per i poveri , sempre qualcosa per noi : una busta di brodo Knor, alcune spezie nostrane per rendere più appetibili i quotidiani fagioli e la dura carne di cammello , un bel libro, una cassetta di musica, un articolo interessante, saponcini e campioni di profumo…perchè “una goccia di profumo aiuta a resistere” ebbe a dire Pina stessa parlando di un campo profughi in Bosnia a cui inviava aiuti. E infatti furono anche le sue lettere, il suo interessamento al nostro lavoro, i mille segni della sua calda , sincera e fedele amicizia, che ci aiutarono a ‘resistere’ nelle varie prove dei tempi africani , non solo ma dettero ali alla nostra fatica, al nostro servizio d’amore, alla nostra perseveranza.

Quando negli anni novanta dovetti rientrare in Italia definitivamente, e mi impegnai nelle attività del Comitato , la frequentazione quotidiana di Pina mi dette l’occasione di conoscerla meglio , di ricevere a sua insaputa continue e silenziose lezioni di servizio, di gratuità, mai trovate in nessun altra creatura in questa mia ormai lunga vita. Non erano solo i pacchi che spediva alle oltre 100 missioni del mondo, ma anche la tempestività intelligente con cui organizzava viaggi e aiuti a paesi colpiti da carestie, terremoti , alluvioni. E andava lei personalmente senza paura , sia che trovasse o no compagni di viaggio.

Nel corso degli anni-scrive AnnaMaria Giannini andare al comitato voleva dire andare dalla Pina, non solo a portare oggetti e offerte ma anche a portare la gioia di una nascita, il dolore di una separazione, a confidare un bisogno e una pena, a verificare una scelta a cercare la soluzione a un problema. Fuori dal comitato ebbe come alleato di ferro don Amedeo per portare avanti cause importanti a volte molto rischiose e apparentemente impossibili come quando osò denunciare per plagio un padre-padrone che stava distruggendo la vita delle sue figlie, o quando si trattò di trovare un luogo di missione per un giovane medico ex tossicodipendente che potesse trovare nell’aiuto agli altri la sua definitiva liberazione e crescita umana

Ebbe a scrivere :”Ho solo cercato di restare fedele” Chi le è stato vicino ha potuto constatarlo in ogni suo contatto umano, per ogni relazione antica o recente di conoscenza o di amicizia : difficile distinguerne la differenza

Io chiamo ‘amici’ solo le poche persone con cui esperimento una minima affinità di idee , una reciprocità, un vicendevole arricchimento ; mi stupì molto quando la sentivo chiamare amiche alcune sue ex compagne di scuola o ex colleghe rimaste sole al mondo, persone abissalmente lontane dal suo modo di sentire, di pensare , di vivere: non le giudicava, guardava solo ai loro bisogni, alla loro solitudine , a loro prestava lunghe ore di ascolto di banalissime confidenze e prestava una marea di piccoli servizi la notte e il giorno come fossero state le persone più care al suo cuore.

Fedele e discreta nessuno ha mai saputo quante volte arrivava a qualche lontano prete di montagna , a portargli medicine o una maglia e un plaid caldo per l’inverno. Difficile farsi raccontare qualcosa delle sue visite a persone che sapeva sole, trascurate e dimenticate da familiari e parenti nell’ospedale, o nella casa di risposo. Finchè le è stato possibile camminare non chiedeva altro che di poter andare a trovare un’amica, coetanea ex collega di scuola, affetta da Alzhaimer grave, ed era così commovente quando arrivavamo , vedere l’amica agitarsi legata al suo seggiolone e gridare a tutti quelli che passavano la sua gioia incontenibile perchè era arrivata lei, la sua amica di sempre (“fin dall’asilo!”-gridava)di cui non ricordava il nome ma che era per sempre scritta nella memoria del suo cuore. Pina le sedeva vicino e pazientemente raccontava, ripetendoli tanti episodi della loro giovinezza quando insieme prendevano la corriera per andare ad insegnare . Parlava e parlava instancabile Pina delle loro letture, delle loro vicende ; pareva non capire che quella povera mente logorata dagli anni e dalla malattia non poteva più ricordare , ma sono stati quegli incontri a riscaldare ogni volta il cuore di una creatura che aveva ormai perduto tutte le amicizie e le innumerevoli conoscenze della sua vita.

Quante cose mi ha regalato in questi lunghi anni, quanti racconti dei suoi viaggi umanitari, delle persone incontrate…Mi è rimasto fissa nella mente l’episodio da lei stessa raccontato di quella sua ex collega insegnante che aveva lasciato la Romagna per andare a vivere in Liguria con la figlia . Dopo molti anni quando cominciò a star male la figlia l’aveva comunicato per telefono a Pina e lei era partita immediatamente per stare alcune ore accanto al suo letto a raccontare a ricordare , esperienze passate. Al ritorno a Forlì dopo qualche giorno, l’amica la chiama per telefono per ringraziarla della sua visita, del suo affetto, si salutano e chiudono la telefonata . Subito dopo , la figlia ritelefona a Pina per comunicarle di aver trovato sua madre appena spirata , ancora col telefono in mano appoggiato sul petto , e un meraviglioso sorriso di pace sul volto.

Ho ricopiato quello che Pina scrisse nel giornalino del Comitato nel 1993 alla vigilia dell’inaugurazione dei locali di via Paradiso (con la testimonianza di quel Mons Pirovano che Pina aveva incontrato fra i lebbrosi di Abaetetuba in Brasile:

. Titolo : Ho cercato di essere fedele

…un bilancio è per me necessario specie in un momento in cui il comitato si rinnova nei locali, nei programma, nei collaboratori ai i quali ultimi sento l’obbligo di testimoniare quanto debbo a questa piccola organizzazione cittadina nata trent’anni fa per la lotta contro la fame. L’esempio degli amici che sono partiti per un impegno più fattivo, una scelta più coinvolgente e radicale….la lezione di quelli che sono rimasti, aprendo nelle loro famiglie larghi spazi di accoglienza, le lettere dei missionari dalle povertà di quattro continenti; l’esperienza diretta dei problemi: viaggi in Somalia, in Kenya, in Eritrea, in India, in Venezuela in Brasile, il soccorso negli anni sempre più articolato e mirato; la ricerca congiunta di come affrontare le difficoltà segnalate e rispondere agli appelli più urgenti mi hanno dilatato la mente e il cuore e plasmato la personalità.

Nella vita e nella professione sono stata e sono quale il terzo mondo mi ha fatto con la sua continua sollecitazione ad una fraternità più autentica e quale mi ha reso il rapporto quotidiano con tutte le persone generose che mi sono state compagne in questa bella avventura umana. Soprattutto Guerrina

A tutti non mi stanco di ripetere :”Andate e vedete” nella convinzione che il contatto anche breve con la realtà di mondi tanto lontani dal nostro, può arricchire il nostra spazio interno e generare quell’attenzione intelligente e amorosa al ‘diverso’ da cui dipende la sorte dell’umanità e in essa la nostra personale salvezza”

Ci sarebbe tanto ancora da dire, ciascuno di noi potrebbe aggiungere altro,ma chiudo ricordando che lo scorso anno abbiamo festeggiato 50 anni in cammino con i poveri nel segno della gratuità e ancora oggi ne riparliamo partendo da Pina che ci indicò proprio questa parola per raccontare la parabola di comunione e di amicizia che è stato fin dagli inizi il comitato e che le fece dire che il comitato era la sua famiglia e tale vorremmo che fosse ancora per noi nella misura in cui facciamo nostra la sua accoglienza intelligente, buona verso tutti a partire dai nostri compagni di viaggio da custodire come facciamo per le cose, da prenderci a cuore gli uni degli altri, ricordando che siamo anelli di una catena di gratuità che arriva ai poveri solo se camminiamo insieme e sappiamo incoraggiarci a vicenda ascoltandoci gli uni gli altri come abbiamo deciso di fare oggi, confortati anche dalla presenza di qualche giovane a cui dobbiamo testimoniare e consegnare questi valori che hanno acceso il nostro cuore quando eravamo giovani come loro e oggi (per citare Tonino Bello) ancora ci riscaldiamo alla brace di quel fuoco che ha bruciato nella nostra giovinezza

Mt Battistini

24/11/2014

 

 

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