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Nuova aria al Comitato per la lotta contro la fame nel mondo

    Sono passati già dieci anni da quella prima idea di avvicinare i giovani al nostro Comitato, per far conoscere come aiutiamo i poveri e i nostri progetti  nel mondo e renderli partecipi in prima persona, insieme a noi, agl’impegni   del volontario.   Il Campo Shalom in questi 10 anni ha visto  crescere tanti ragazzi  dai 14 ai 18 anni delle  nostre parrocchie, e tanti  han continuato le attività aiutando i più piccoli durante la settimana estiva di volontariato.

   Già questo progetto per noi è una grande vittoria perché per questi ragazzi   è  una  grande opportunità  per  avvicinarsi e comprendere  cosa  significa impegnarsi gratuitamente per gli altri, perché durante questa settimana il Comitato prende vita e si arricchisce di speranza e gioventù.

   Da due anni questo gruppo di ragazzi ha preso in carico uno dei nostri giri cassonetti e una volta a settimana esce nelle strade della nostra città con un furgone per raccogliere i sacchi di abiti donati dai cittadini e depositati nei cassonetti gialli. Ma da quest’ anno il loro impegno raddoppia e diventano partecipi attivi della vita del nostro Comitato: ogni secondo sabato del mese, guidati da alcuni di quei primi ragazzi del campo Shalom di 10 anni fa, Agata, Enrico, Isabella, Lorenzo, Luca, Paolo e Tommaso insieme a Davide Rosetti,  il presidente, si ritrovano insieme ai  più giovani per sistemare e riordinare i nostri spazi, aprendo al pubblico il reparto mobili del nostro mercatino e passando insieme tutta la giornata con anche i ragazzi più giovani usciti da scuola.

   Una bella opportunità per chiunque voglia iniziare a far del bene e donare una giornata al mese agli altri insieme a tanti ragazzi. Questi appuntamenti ci portano  tanta  gioia e  fiducia perchè quello che abbiamo seminato in questi 10 anni sta piano piano crescendo e inizia a portare i frutti.

   Oggi possiamo dire che il Comitato per la lotta contro la fame nel mondo è aperto alle nuove generazioni e che grazie a loro continuerà, ancora per tanti anni, a fare del bene ed aiutare in tutto il mondo.

   Troverete nel nostro sito le date delle aperture di sabato e altri particolari.

                                                                                                        Isabella

CI   PRESENTIAMO:   SIAMO  IL  “GRUPPO  DEI  CASSONETTI” 

     Il nome non  è  un  granché,  ma  non sappiamo come altro chiamarlo, perché quello che facciamo è vuotare alcuni dei cassonetti della raccolta indumenti.

    Si parte tutti i  lunedì sera dal Comitato e con il furgone si va presso  le parrocchie, le scuole e altre zone del circondario di Forlì per raccogliere il contenuto dei cassonetti ove le persone depositano gli indumenti e altro.

    Lo  smistare  i  panni  non  è  solo  un  caricarli  sul  furgone  e  portarli a destinazione,  ma è un momento d’ incontro e anche di allegria.

    Il  divertimento  sta  anche  nello  “sporcarsi  le  mani  per  gli altri”, nel passarsi  i  sacchi  di  vestiti, nel rinsaccare quelli che non sono ben chiusi;  ci  si  coinvolge  a  vicenda  per  rendere  divertente un’attività che così  a parole non si può spiegare.

   Aiutaci a coinvolgere altre persone……. Passaparola!       

Bangui, ferita, in cerca di eroi

Dal “Notiziario dal Carmel di Bangui” n° 21 – 8 Maggio 2018

« Nei momenti più difficili emergono degli eroi e non dubito che degli eroi esistano nella Repubblica Centrafricana per alzarsi, come un solo uomo, per dire no alla violenza, no alla barbarie, no alla distruzione di se stessi ». È questo l’appello che l’arcivescovo di Bangui, il cardinal Dieudonné Nzapalainga, ha rivolto alla capitale e all’intera nazione in questi giorni drammatici, carichi di tensione e di tristezza.

Cos’è successo a Bangui? La mattina del primo maggio, durante una celebrazione nella parrocchia di Notre Dame de Fatima (a poca distanza dal nostro convento), un gruppo armato proveniente dal quartiere Km.5 (un’enclave a maggioranza musulmana, da anni il focolaio principale delle tensioni della capitale) ha aperto il fuoco sulla gente in preghiera provocando morti e feriti. L’incursione è avvenuta come rappresaglia in reazione ad un tentativo da parte delle forze dell’ordine di catturare alcuni elementi di questo gruppo armato che, di fatto, tiene in ostaggio la capitale e alcuni stessi musulmani del quartiere. 

I fedeli a Fatima avevano appena proclamato la loro fede e stava per iniziare l’offertorio. Ma la Messa è continuata con il sacrificio di sedici cristiani, tra i quali un sacerdote, l’abbé Albert Tungumale Baba. Lo scontro è poi continuato – per giorni – in altri quartieri della città provocando altri morti, altri feriti e la distruzione di due moschee. L’episodio di Fatima, che ha ferito e lasciato quasi incredula l’intera città, è avvenuto inoltre a poche settimane dell’uccisione a Séko (nel centro del paese) di un altro sacerdote, l’abbé Désiré Angbabata, insieme a undici suoi parrocchiani.

L’abbé Albert, settantun anni e tra i sacerdoti più anziani del clero di Bangui, era un pastore stimato e conosciuto per la sua semplicità e simpatia, e soprattutto per la sua opera discreta e infaticabile in favore della riconciliazione tra cristiani e musulmani. Durante le fasi più acute della guerra aveva accolto per diversi anni, nella sua parrocchia vicinissima al Km.5, migliaia di profughi provenienti dai quartieri vicini. . . . . L’abbé Albert, inoltre, era a tutti noto per il suo grande amore per il sango, la lingua nazionale del Centrafrica, non particolarmente ricca di vocaboli. L’abbè Albert riusciva a tradurre ogni parola (senza usare il francese), con soluzioni geniali o giri di parole divertenti. Una volta, mentre eravamo in macchina insieme, tradusse pure il mio nome, decretando che mi si doveva chiamare Bwa (che in sango significa sacerdote) Federiki.

In un’intervista l’abbé Albert aveva detto che solo Dio può ormai salvare il Centrafrica. Non aveva tutti i torti. A salvare il Centrafrica ci hanno provato, e ci stanno ancora provando, in tanti: l’esercito nazionale, le truppe dell’Unione Africana, la missione francese (che ha comunque il grande merito di aver impedito che il conflitto diventasse un massacro), i soldati dell’Unione Europea, poi la Minusca, la grande missione dell’ONU (che, pur con tutti suoi limiti, resta al momento l’unica soluzione possibile) e ora sono all’orizzonte anche i russi. Ci ha provato pure papa Francesco che, con la sua visita nel novembre del 2015, era riuscito a regalare una tregua sufficiente per eleggere democraticamente un nuovo presidente. Con il tempo, purtroppo, l’effetto di quella visita è come svanito e l’occasione di voltare pagina è stata per l’ennesima volta sprecata. Gli scontri si sono moltiplicati su tutta l’estensione del paese e quella pace, che avevamo appena accarezzato, sembra quasi più lontana di prima.

Perché è iniziata questa guerra? E perché sembra impossibile arrestarla? Le guerre sono sempre complesse, iniziano per tanti motivi ed evolvono nel tempo. Anche per chi abita qui da anni, è difficile spiegare le vere ragioni del conflitto e, ancor di più, suggerire la soluzione giusta per spegnere l’incendio evitando che si propaghi ora qui, ora là – quasi come i fuochi della savana – lasciando solo morti, distruzione, paura e scoraggiamento. Attualmente i due campi avversari non sono neppure così nettamente distinguibili, come nei primi anni della guerra, tra Seleka (la coalizione delle milizie a maggioranza musulmana, tra cui anche mercenari di altri paesi) e gli anti-balaka (le milizie di autodifesa, sorte a difesa della popolazione del paese, a maggioranza cristiana, ma dalle quali i vescovi hanno sempre preso le distanze). La Seleka (gruppo di ribelli – n.d.r.) è ufficialmente sciolta. . .

Ogni gruppo di ribelli ha il suo capo, i suoi obiettivi e la sua zona d’influenza.

Non c’è più quella guerra casa per casa, quartiere per quartiere che Bangui aveva conosciuto nel 2013 e nel 2014.

Ora si tratta di battaglie che hanno per protagonisti gruppi di autodifesa, i soldati dell’Onu o le forze dell’ordine. Tre quarti del paese sono come fuori dal controllo dell’autorità dello Stato.

La guerra in Centrafrica, iniziata di fatto già nel 2012, non è uno scontro confessionale o etnico. Si tratta piuttosto dell’ennesimo conflitto per la conquista del potere e per lo sfruttamento delle ricchezze di cui abbonda il sottosuolo. Purtroppo, l’elemento confessionale si è inserito violentemente, avvelenando quella convivenza tra cristiani e musulmani che faceva del Centrafrica – in un tempo ormai lontano – un esempio di coabitazione pacifica. Seko e Fatima confermano che per ritornare alla situazione precedente la strada è ancora lunga.

Durante l’omelia, in occasione dei funerali del sacerdote ucciso e di alcune delle vittime, il Cardinale di Bangui ha messo tutti con le spalle al muro denunciando l’inerzia del governo, la lentezza dell’Onu e il rischio che i cristiani cedano allo sconforto o, peggio ancora, alla logica della violenza e della vendetta. C’è un nemico insidioso che sta distruggendo il Centrafrica. E questo nemico, ha scandito il Cardinale, è il diavolo. Solo le armi della fede possono vincerlo.

Bangui, ferita al cuore della sua fede, non è arrabbiata con Dio. È arrabbiata piuttosto con quegli uomini che non vogliono la pace e, quasi obbedendo a un’agenda nascosta, si ostinano a bloccare il paese, come se fosse ineluttabilmente condannato alla miseria e alla guerra. Bangui e tutto il Centrafica sono in cerca di eroi – tra i governanti, i soldati, i giovani – che si alzino come un solo uomo e dicano no alla guerra e sì alla pace.

Bwa Federiki (padre Federico Trinchero)

8 anni di “Cittanostra” alla Scuola Media Maroncelli – Perchè?

In quel settembre di otto anni fa da alcune sconsolate insegnanti della Maroncelli, allora in via Felice Orsini, arrivò un disperato appello: quasi la metà dei ragazzi erano figli di immigrati, con notevoli difficoltà di espressione e comprensione della lingua e la conseguente scarsa attenzione anche alle altre materie, matematica soprattutto.

Il Comitato raccolse l’appello e con un gruppo di insegnanti e ingegneri in pensione ed esperti di teatro si costituì il gruppo di intervento (“i maestri di strada” come mi piace chiamarli).

La richiesta di aiutare i ragazzi a colmare i vuoti di base, in sostanza farli promuovere, ci parve molto riduttiva, perché oggi difficilmente si boccia nella scuola dell’obbligo.

Ci siamo dati un obiettivo più ambizioso e impegnativo: aiutare la scuola a “farne dei tipi in gamba” secondo l’insegnamento di Annalena e di Arturo Paoli (che abbiamo idealmente incontrato nella gita del Comitato a Lucca).

Di qui il titolo “Cittanostra” che richiama ad essere cittadini responsabili e attenti al bene comune.

Ogni anno, per sette mesi l’anno, due volte la settimana, una decina di volontari ha incontrato tra 40 e 50 ragazzi con difficoltà in italiano e matematica, ha cercato di educarli cioè aiutarli a crescere, a diventare dei tipi in gamba; una volta alla settimana una trentina di ragazzi guidati da esperti di teatro si sono impegnati a migliorare la proprie capacità di esprimersi e a costruire assieme una rappresentazione teatrale.

Che emozione, nel 2011 per i 150 anni dell’unità d’Italia, vedere ragazzi di ogni continente indossare le vesti dei protagonisti del nostro Risorgimento in una rappresentazione tutta ideata da loro!

Lo scorso anno abbiamo consegnato la borsa di studio dedicata a Giorgio Mercuri, uno dei nostri generosi volontari deceduto pochi mesi prima: è stata assegnata ad una giovane che pur con una difficile situazione familiare (genitori separati e nonno da assistere) si è impegnata non solo nello studio ma anche nel creare nella classe armonia e solidarietà.

Durante la cerimonia di consegna, in memoria di Giorgio, un giovane allievo del Bangladesh si è messo a piangere a dirotto al ricordo del “suo maestro” scomparso.

Che gioia vedere il sorriso che illumina gli occhi di questi ragazzi quando riescono per la prima volta a superare una difficoltà con le proprie forze!

Una delle volontarie ha avuto un grave trauma che l’ha costretta in ospedale per più di 4 mesi; una delle sue più gravi preoccupazioni era di non poter più aiutare un ragazzo “fragile” che seguiva quasi giornalmente. . Due volontarie si sono spontaneamente impegnate a seguire il ragazzo, ridando fiducia a lui e a lei.

Piccoli semi, ma che allargano il perimetro dell’amore e della gioia e incoraggiano a proseguire malgrado le tante difficoltà e delusioni che ci sono ma di cui non tiene conto parlare.

Quest’anno il Comprensivo 4, di cui fa parte la Maroncelli, sarà intitolato ad Annalena Tonelli: anche questo è segno che bisogna continuare a seminare amore. . . Roberto

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DON MINO

Vorrei fare qui un breve ricordo di don Girolamo Flamigni, lo “storico” Don Mino, recentemente deceduto, amico del Comitato e di Annalena, grande operatore di bene.

Molti anni fa in montagna, in macchina con lui, mi viene in mente di fargli una domanda; allora era meno noto, almeno per me, il concetto di aiutare i poveri con le problematiche relative; e gli chiedo: “Don Mino, tu che sei un esperto in materia, perché, aiutando una persona bisognosa, spesso capita che l’aiutato, prima o poi, non solo cessa di essere riconoscente, ma addirittura diventa esigente e pretenzioso?” La risposta (che qui riassumo, ma che lui espresse con parole ben più incisive) sul momento mi sembrò quasi evasiva, poi la compresi meglio: “Perché l’errore è nella domanda: aiutare i poveri non significa fornire loro, dall’alto delle nostre possibilità economiche, del cibo o dei beni o peggio dei consigli, ma porsi al loro livello, comprendere e condividere i loro bisogni e problemi, la loro vita”.

Annalena, i suoi “maestri”come li chiamava lei (De Foucauld, Ghandi, don Milani, Vannucci, ecc.), padre Michele Capece (un missionario anch’egli amico del Comitato, da tempo deceduto), tanti altri e oggi il grande Papa Francesco ci stanno insegnando bene queste cose. . . Iano . . .

 

Annalena, giardiniera di uomini, fa ancora fiorire le vite di tanti giovani

Fu forse Annalena stessa a suggerire al Comitato e ai familiari di finalizzare tutto il denaro rimasto per i suoi progetti a borse di studio per giovani poveri del Terzo Mondo, particolarmente meritevoli che, o desideravano terminare le scuole secondarie, o intendevano accedere a specifici corsi universitari.

Il Comitato, che assiste da oltre 50 anni più di 100 centri missionari nel mondo, ha individuato i responsabili di alcuni di questi e chiesto loro:

di individuare studenti meritevoli;

di concordare con gli stessi le loro capacità e aspirazioni di lavoro;

di relazionarci ogni anno sui loro progressi scolastici;

di essere per noi i punti di riferimento assumendosi la responsabilità di ricevere il denaro per le tasse scolastiche e di seguire passo passo il cammino dei giovani sino al raggiungimento di un diploma o una laurea

Indichiamo qui l’elenco dei paesi, dei borsisti e delle spese, dal 2014 a oggi.

Rep.CENTRO-AFRICANA ( Bangui) Ref. padre Federico Trinchero

2 borse di studio per scuola Superiore € 1.000

CAMERUN Ref. sorella Rosa Manganiello

2 borse di studio:scuola per sordi- chirurgia € 12.368

ETIOPIA (CUAMM-Padova) Ref. Oscar Merante Boschin

10 borse di studio per diploma ostetricia € 30.000

ETIOPIA ( Wasserà-Ashirà-Galcha) Ref. Sr. Monica Da Dalt

11 b.di s. per ostetricia-infermiere-tecnico di lab., farmacista € 24.000

ETIOPIA Ref. dott. Stefano Cenerini

borse di st. e lavoro per due infermieri ( su 7 anni) € 16.000

KENYA (Wajir) Ref. Sr. Jennifer

borsa di studio per fisioterapista € 5.010

INDIA ( (Udhanashram Resurrection) Ref. Sr. M. Maddalena

5 borse di studio infermieristica- medicina € 30.000

MOZAMBICO (Quelimane) Ref. padre Aldo Marchesini

oltre 20 b.di s. per lauree o diplomi per diversi studenti delle scuole superiori € 50.651

SUD-SUDAN (Association South Sudan) Ref. Lina Sala

4 b. di st. per infermieri, assistenti lab., scuola superiore € 2.729

TANZANIA (Mwanza) Ref. Dott.sa Antonietta Zampino

2 borse per università-scuola superiore € 15.000 MOZAMBICO (Hannan) Ref. padre Giocondo Pendin . borse di studio € 1.500

Maria Teresa

NUOVI SOCI

Accogliamo in amicizia i nuovi soci volontari:

Beatrice Fiumana – al reparto libri

Luca Sabatino – al gruppo giovani

Elena Pasquarosa – al gruppo giovani

Giuseppe Sirignano – marito di Nadia che collabora in segreteria, al reparto oggettistica

Stefania Baldino – al reparto oggettistica

Lamberto Baldassari – al sub-reparto mobili/ferramenta, marito di Claudia che è figlia delle storiche “colonne” del Comitato: Irma, del reparto indumenti, e Orlando, deceduto, dell’oggettistica

Elio Rossi – al reparto mobili.

 

NOTIZIE VARIE

– Il nuovo Vescovo, mons. Livio Corazza, che è venuto ad abitare nel vicino seminario, ha già visitato alcune volte la nostra struttura, esprimendo parole di apprezzamento per l’attività caritativa del Comitato qui e nel mondo.

– Il sub-reparto mobili/ferramenta, nel container vicino al cancello d’ingresso, “fondato” da Fabrizio Francia, è ora gestito da Lamberto Baldassari e da Carlo Angelini, alternativamente.

– Per adeguare tutte le nostre strutture alle rigide norme sulla sicurezza sarà necessaria una grossa riorganizzazione di tutto il piano terreno, specialmente per i tendoni e i capannoni in lamiera. I lavori consentiranno anche di rivedere tutto il movimento delle merci in arrivo, che ora intasano i piazzali.

– Da qualche mese, per carenza di personale e per problemi legati alla qualità di ciò che arriva, è stato sospeso il servizio di ritiro dell’usato dalle abitazioni con i nostri mezzi. Speriamo possa riprendere quanto prima.

– Prosegue la preparazione del “Campo Shalom” che da 10 anni in giugno dà la possibilità a molti giovani di fare una bella esperienza di vita comune al servizio e nello spirito del Comitato. Quest’anno si svolgerà dal 10 al 16 giugno. – Il reparto farmaci è in apprensione per l’uscita della legge e di successivi documenti ministeriali e regionali che dettano nuove norme sul ritiro e il trattamento dei medicinali. Queste norme, molto rigide, costituiscono un grosso impegno per il reparto che, come è noto, svolge una notevole attività di ritiro medicinali col progetto “Farmaco amico” nelle farmacie e da altre fonti, coi quali esaudisce le tante richieste che pervengono, localmente e da più di 70 centri missionari in tutto il mondo.

– La Caritas diocesana ha presentato il “Report Povertà e risorse” che contiene, oltre a dati statistici nazionali e locali sul tema, diversi apporti di personalità del settore. Ci sono stati alcuni interventi, fra cui quello del nuovo Vescovo. Uno dei concetti più importanti è quello per il quale noi dobbiamo sforzarci di non considerare i poveri come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare qualche volta, magari per mettere in pace la coscienza, ma giungere ad un vero incontro e ad una condivisione, con compartecipazione anche da parte loro, che però non venga considerata come un loro doveroso ricambiare l’aiuto ricevuto. Dobbiamo anche ricordare che queste attività benefiche sono e devono diventare sempre più formative, sia per chi le fa che per chi le riceve. (v. anche in altra pagina)

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DUE OPPORTUNITA’ ANTI-SPRECO PER I SOCI/VOLONTARI . .= Abbastanza frequentemente capita che pervenga al Comitato una fornitura di generi alimentari (frutta o altro) ancora validi ma di prossima o recente scadenza e che pertanto non possono più essere ceduti ai terzi. I soci sono invitati a ritirarne liberamente un’equa quantità.

= Situazione analoga capita al reparto farmaci: in tal caso però questi possono essere ceduti ai soci, richiedendoli agli addetti al reparto, solo se: 1) siano prodotti indicati dal medico, 2) siano disponibili in buona quantità, 3) non siano destinati ai bisognosi, qui e nel terzo mondo.

= Queste sono due possibilità di piccoli, leciti, vantaggi per i volontari, che costituiscono pur sempre occasioni per EVITARE LO SPRECO.

ULTIME DECISIONI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO

Italia – Forlì: Alla Associazione “Un cuore che ascolta” un contributo di €. 1.200

Italia – Pomigliano d’Arco: contributo di €. 10.000 per l’acquisto di una casa per persone in difficoltà (per ora donne), con disponibilità a valutare un ulteriore intervento. Referente: suor Chiara Manetti.

Eritrea – contributo di € 10.000 alla Comunità delle “Sorelle per i poveri” per le loro 5 case di accoglienza che ospitano complessivamente 76 bambini poveri e abbandonati.

Pakistan – Faisalabad: contributo di € 10.000 per la costruzione di 20 casette e pompe di acqua a mano per la comunità povera del villaggio e per problemi di lavoro nero e abusi su minori e donne.

Albania – Scutari: alla casa di accoglienza “Sacri Cuori” che accoglie e fa crescere 18 giovani povere in emarginazione: contributo di € 8.590. Referente: suor Narjeta Gjoka.

Costa d’Avorio – contributo di € 5.000 alla scuola “Piccolo Baobab”. Referente suor Rosaria Giacone.

Etiopia – Sashemane: finanziamento di € 10.000 per la costruzione di cisterna per acqua e 2 aule scolastiche – progetto del G.M.A. di Napoli

Niger – Niamey: contributo di € 2.000 al dr. Jerome Wolo del “Centro medico sociale” per una protesi.

Tanzania – Bukumbi: contributo di € 2.930 per attrezzature edili per il locale ospedale

Perù – Chimbote: elargiti € 5.000 a sostegno dell’Istituto professionale agricoltura e allevamento; riferimento: associazione “Mato Grosso”

Burkina-Faso – Zabre: contributo di € 3.700 per l cucina scolastica

Saharawi : deliberato un contributo di € 3.000 per la spedizione di materiali a sostegno della “Associazione Rio de Oro”

Albania – Velipoja: per la costruzione della cucina e di toilettes per il campeggio organizzato dalla associazione “Progetto Speranza”: contributo di € 10.000.

 

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