Ernesto Olivero ricorda Annalena sul quotidiano Avvenire

annalena tonelli somaliaAvvenire 11 Giugno 2015 di Ernesto Olivero
Era il 1994, una delle missioni di pace più delicate della mia vita, nel cuore della Somalia, al centro di una tragedia che ancora continua. Avevo portato carichi di aiuti umanitari raccolti da tantissimi amici: viveri, medicinali, indumenti. In Somalia vidi l’inferno, ma anche tanta luce. Annalena Tonelli è stata uno degli incontri più belli della mia vita. Più o meno la mia età, da venticinque anni in Somalia, cristiana senza etichette, Annalena traduceva i suoi ideali interiori nel servizio ai più deboli: apriva ospedali per i malati e scuole per i bambini. A Merka, nella sua casa vivevano in centinaia. Ricordo la solitudine di questa donna. Era l’unica cristiana in tutta la regione. Non c’erano preti, non c’erano chiese. Mentre camminavamo, molti la salutavano con affetto, tanti altri la insultavano. «Annalena, – le chiesi – come fai a resistere a lungo in una solitudine tanto profonda?». Lei non si sottrasse. Sorrise, mi fissò con i suoi occhi azzurri come il cielo e disse una frase soltanto: «Si resiste solo se ci si sente fortemente abitati». Più che una risposta, un programma di vita. La vita che si è spenta il 5 ottobre 2003, per mano di un commando di estremisti islamici. Annalena, che si sentiva fortemente abitata, oggi abita nel cuore di Dio.
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